Joe Petrosino, nato a Padula il 30 agosto 1860, è una figura storica di grande rilievo nella lotta contro il crimine organizzato. Emigrato con la sua famiglia a New York nel 1873, Petrosino iniziò la sua carriera come spazzino prima di diventare poliziotto nel 1883. La sua determinazione e intelligenza lo portarono a diventare un pioniere nelle tecniche di lotta al crimine, alcune delle quali sono ancora praticate oggi.
Il Tenente Joe Petrosino si distinse per il suo impegno contro la Mano Nera, un'organizzazione criminale che estorceva gli immigrati italiani a New York. Fondò l'Italian Branch, una squadra di agenti specializzati nella lotta contro il crimine organizzato italiano. Il suo lavoro fu tanto efficace quanto pericoloso, e purtroppo, durante una missione segreta a Palermo, fu assassinato il 12 marzo 1909.
La sua vita è stata fonte di ispirazione per numerose opere letterarie e cinematografiche, e il suo coraggio e dedizione al dovere sono ricordati come esempio di integrità e servizio alla comunità. Joe Petrosino rimane un eroe per molti, soprattutto per coloro che continuano a lottare contro il crimine organizzato.
Per la Giornata della Memoria, la storia dell'eroina siciliana Giuseppina Panzica, che aiutava a passare il confine a ebrei e perseguitati, facendoli attraversare il suo orto, che coincideva con la frontiera.
Giuseppina Giovanna Panzica nacque a Caltanissetta, in Sicilia, il 1º agosto 1905, durante l'occupazione tedesca dell'Italia, nel 1943, la Panzica iniziò a collaborare con la Resistenza italiana.
In particolare, si occupò di aiutare gli ebrei a fuggire dall'Italia e a rifugiarsi in Svizzera.
Giuseppina viveva a Ponte Chiasso, un piccolo comune al confine tra Italia e Svizzera, in quel periodo, il confine era militarizzato e la guardia era molto stretta.
La Panzica, però, riuscì a trovare un modo per aiutare gli ebrei a passare il confine, si occupava di organizzare i viaggi degli ebrei, trovava loro un posto dove nascondersi durante la notte, li accompagnava al confine e li aiutava a passare la guardia.
La determinazione e l'altruismo di Giuseppina Panzica è un esempio di coraggio e di umanità che non deve essere dimenticato, la sua storia ci insegna che, anche in tempi difficili, è sempre possibile trovare il coraggio di aiutare gli altri.
Accanto alla superba chiesa barocca del Gesù, a pochi passi dal mercato di Ballarò di Palermo, si trova la Biblioteca di Casa Professa.
Fu inaugurata il 25 aprile 1775 come appendice dell’antica Biblioteca comunale. Qui, nell’ex dimora dei Gesuiti, espulsi per decreto regio nel 1767, trovarono nuovo spazio migliaia di volumi.
All’interno, oltre al prezioso corpus di codici membranacei e cartacei, per lo più manoscritti di eruditi palermitani, vergati tra il XVI e il XVIII secolo, di particolare interesse sono la scaffalatura lignea e il “Famedio dei siciliani illustri”, circa trecento ritratti di personaggi dell’arte e della letteratura siciliana, realizzati in gran parte da Giuseppe Patania alla fine dell’Ottocento.
Dai racconti quotidiani di Andrea Camilleri, un estratto de "Il giorno dei morti"
Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari.
Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.
Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto.
Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca.
Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa.
Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo.
I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.
“... una serie di scale di ferro esterne scendono fino ai piedi del palazzo, nel parco. Il primo cespuglio che scorgo è tutto stellato d’azzurro. Siccome sono in pieno paese di fiaba, lo chiamo con disinvoltura un gelsomino blu. E lo è forse, se ne esistono.
Riconosco delle palme, alte quanto quelle di Tunisi, fasci di bambù, liane fiorite. I vialetti girano in mezzo ad una piccola foresta di essenze rare. Un gruppo di alberi la domina. Sono enormi, con i tronchi nodosi e contorti, i rami piegati a spaccature, con le foglie carnose che formano larghe onde.”
Palermo, Villa D'Orleans
“ ... Mi disse: Al calar della notte, prenda una vettura e vada a fare una passeggiata al Foro Italico.
Lì vedrà una parte della società palermitana, ascolterà la musica e il mare.
Soltanto allora potrà giudicare se Palermo è stata giustamente chiamata la felice.... "
"... Venuta la sera, seguii il consiglio e mi feci condurre alla Marina.
La grande passeggiata di tutti era iniziata, andavano a piccoli gruppi, senza fretta, con la noncuranza della conversazione che indica una passeggiata abituale, a respirare la brezza di mare e a vedere passare le carrozze.
Figuratevi una banchina lunghissima e larghissima, leggermente arcuata per seguire la curva della riva, piantata di alberi, le carrozze vanno e vengono, e riprendono il passo quando si sentono le prime battute di un valzer o di una mazurka, ...”
"Prima Sedes, Corona Regis et Regni Caput" è un'espressione indicante i tre titoli divenuti prerogativa della città di Palermo con la fondazione del Regno di Sicilia, avvenuta il 25 dicembre 1130, tramite l'incoronazione di Ruggero II d'Altavilla nella cattedrale di Palermo.
I tre titoli fanno riferimento ai tre antichi privilegi della città, ossia quello di essere stata:
- la prima sede dei Re di Sicilia i cui domini comprendevano l'intero Mezzogiorno;
- fungere da luogo deputato alla loro incoronazione;
- il suo rango di capitale.
Una grande città come Palermo, che, come detto, si è da sempre fregiata del titolo di ''Prima Sedes, Corona Regis et Regni Caput'', ha da sempre sentito l'esigenza del trasporto pubblico di massa, affidato prima ad omnibus a trazione animale e a partire dal 1888 tramite il tram.
La prima linea tranviaria di Palermo rimase in funzione dal 1888 al 1947, era estesa 38 km e attraversava il centro storico.
Nel 1911, in pieno periodo liberty e nel momento di massimo splendore internazionale di Palermo, la società belga Les Tramways de Palerme costruì ed esercì il servizio tram fino a Mondello, che in quel periodo pullulava di turisti da ogni parte del mondo.
Negli anni '30 del novecento, come in tutta Italia, anche Palermo risentì della crisi del trasporto pubblico, furono soppresse 6 delle 12 linee e a seguito di scelte politiche si optò per la conversione della linea in filoviaria.
Come se non bastasse i bombardamenti della città nel 1942/43 distrussero completamente le infrastrutture tranviare ponendo fine nel 1947 al servizio tram.
Nei primi del 900' a Palermo esisteva la linea tranviaria che dal centro storico della città si poteva raggiungere attraverso la funicolare il vicino comune di Monreale.
Per molti secoli la via della seta in Sicilia, da Palermo a Messina, lungo la costa settentrionale dell’isola fino a un tratto della riviera ionica, merito del clima e di corsi d’acqua rigogliosi.
Un’arte antica quella della filatura, tessitura e ricamo, di cui molto è andato perduto ma qualcosa si tramanda ancora grazie alla passione e l’intraprendenza di un gruppo di donne e uomini.
In Sicilia si filava e si tesseva già alla corte normannam il ricco manto di Ruggero in seta-raso fu creato nel “Tiraz”, l’opificio del Palazzo Reale.
In oro, perle e smalti, il disegno porta la data del 1133, il manto servì per secoli all’incoronazione dell’imperatore del Sacro Romano Impero e oggi è conservato a Vienna insieme al resto del corredo.
Si filava e si tesseva anche all’Albergo dei Poveri, in Corso Calatafimi, voluto da Carlo III di Borbone a metà del Settecento per ospitare i bisognosi della città.
Palermo è una città con un sottosuolo pieno di canali, pozzi, grotte, camere dello scirocco, passaggi sotterranei, che ne accrescono il misterioso fascino.
All'interno del quartiere Matteotti di Palermo, in Piazza Edison, a pochi passi dalla centralissima Via Libertà, vi è un antichissimo pozzo misterioso, largo 12 metri e profondo 22, soprannominato il "Pozzo Sicano".
Fu scoperto per caso nel 1927, durante i lavori di taglio degli alberi e di sbancamento del quartiere ex Littorio di Palermo, oggi quartiere Matteotti; sulle pareti furono rinvenute scritte del secondo secolo avanti Cristo.
A svelarne le origini fu l’appassionato di archeologia e speleologia Alfredo Salerno, questi ipotizzò che fosse di fattura sicana, vista la presenza delle citate iscrizioni, originariamente intraducibili. Grazie al contributo di un professore dell’Università Orientale di Napoli, Berguinot, le iscrizioni vennero poi attribuite ai Cartaginesi.
Rimane comunque fra le curiosità e nel fascino misterioso della città di Palermo, anche Edgardo Natoli, figlio di Luigi, nel suo romanzo “Gli ultimi Beati Paoli”, ne parla come di un sito utilizzato dalla famosa setta.
Sicilia, la storia di Arthur, il paracadutista che non vide più il figlio.
Tratto da un video pubblicato sul quotidiano "La Repubblica", Leo Gullotta racconta la storia di Arthur, il paracadutista che non vide più il figlio.
Durante gli albori dell'Operation Husky morirono in totale 964 soldati dell'82a divisione aviotrasportata, 812 erano paracadutisti. Tra questi ci fu Arthur Fulbrook Gorham, comandante del primo battaglione del 505° reggimento di fanteria paracadutisti della 82a Airborne Division, la prima forza area alleata che volò nei cieli sopra Gela la notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943.
Giovanni Falcone è stato un magistrato, un uomo dello Stato che ha dedicato la vita alla lotta alla mafia.
Investigatore rigoroso e dall’intuito straordinario, in un’epoca in cui si negava l’esistenza di Cosa nostra ne comprese la pericolosità militare e la capacità di penetrazione in tutti i settori della società.
Pioniere di un metodo d’indagine che vedeva nel lavoro in pool, nell’ormai celebre “segui il denaro” e nella cooperazione giudiziaria internazionale i suoi cardini, ha istruito, insieme al collega Paolo Borsellino, il primo maxiprocesso alle cosche, scardinando il mito di una mafia invincibile.
Cosa nostra lo ha assassinato a Capaci, il 23 maggio del 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Resta viva la sua eredità morale e professionale.
L'Esposizione Nazionale Italiana del 1891 fu la quarta edizione dell'esposizione nazionale svoltasi a Palermo, la prima del Mezzogiorno.
Fu articolata in dodici divisioni, su un'area di 130.000 m², di cui 70.000 coperti, ebbe 7.000 espositori, e furono emessi 1.205.000 biglietti.
Furono previsti anche una galleria delle belle arti, una mostra etnografica siciliana e una mostra eritrea.
La galleria delle Belle Arti comprendeva tre sezioni: Pittura, Scultura e Architettura.
La mostra etnografica siciliana fu curata da Giuseppe Pitrè e comprendeva nove sezioni: Costumi; Oggetti di uso domestico; Pastorizia, Agricoltura e Caccia; Veicoli; Alimenti; Spettacoli e Feste; Amuleti, Ex-voto e Oggetti di devozione; Giocattoli e Balocchi fanciulleschi; Libri e libretti.
Dentro il Palazzo dei Normanni, fiore all’occhiello di Palermo, si trova la semi sconosciuta Chiesa di Santa Maria delle Grazie, spesso impropriamente scambiata per la cripta della Cappella Palatina, che si trova esattamente sopra di essa.
Infatti, questa chiesa inferiore intima ed essenziale, non è mai stata concepita come parte della famosa cappella ricca di mosaici, anzi risale ad un periodo precedente ed è probabilmente l’edificio religioso più antico dell’area palatina.
Il complesso monumentale, costituito dalla Basilica, dal Convento con il Chiostro e dal Palazzo reale, venne fatto costruire nel XII sec. dal giovane re normanno Guglielmo II detto “Il Buono”.
C’è naturalmente un’antica leggenda che racconta come il Duomo sia nato: fu la Vergine Maria ad apparire in sogno a Guglielmo che dopo la caccia si riposava sotto un albero, e a spronarlo ad erigere un tempio in suo onore, dopo avergli svelato il luogo dove era il tesoro nascosto dal padre.
In verità le ragioni della costruzione del Duomo di Monreale e del complesso sono ben diverse e collegate alla storia stessa della Sicilia e ai rapporti fra Stato e Chiesa.
Guglielmo II con il suo Duomo di Monreale, rappresentazione eccezionale della sontuosa cultura normanna in Sicilia, inserito in un grande e preciso progetto architettonico che gli affiancò da una parte il palazzo reale, dall’altra il monastero, segno di incontro tra i due poteri, lo Stato e la Chiesa.
Incontro reso esplicito dalla presenza dei due troni, quello regale e quello arcivescovile, inseriti nella zona più importante del tempio, intorno all’altare, tra il transetto e la solea, e collegati sia con il palazzo del re sia con il convento.
Dal 3 Luglio 2015, il Duomo di Monreale fa parte del "PATRIMONIO DELL'UMANITA' - UNESCO".
In ricordo della fotoreporter Letizia Battaglia c'è una sua foto, scattata in un vicolo del quartiere Cala di Palermo, "La Bambina col pallone".
Quello scatto del 1980, divenuto celebre perché scolpisce il volto pulito di una bambina, diventa il simbolo della speranza e del futuro delle palermitane. Foto legata ad una bella storia di vita, perchè Letizia non aveva mai dimenticato quella bambina e, attraverso la trasmissione "Chi l'ha Visto", 40 anni dopo si ritrovarono.
L’insieme degli edifici costituenti l’itinerario arabo normanno di Palermo rappresentano un eccezionale valore universale come esempio di convivenza e interazione tra diverse componenti culturali di provenienza storica e geografica eterogenea (sincretismo culturale). Tale fenomeno ha generato uno stile architettonico originale in cui sono mirabilmente fusi elementi bizantini, islamici e romanici, capace di volta in volta di prodursi in combinazioni uniche, di eccelso valore artistico e straordinariamente unitarie.
Si narra che la prima apparizione storica che abbiamo dei Beati Paoli risale intorno alla fine del XVIII secolo, quando il marchese di Villabianca trascrive e pubblica i suoi “Opuscoli Palermitani” sostenendo fermamente l’esistenza di una confraternita denominata Beati Paoli che ha agito nell’oscurità intorno al 1180 circa.
Il nome della setta deriva dalla devozione a San Francesco da Paola, mentre la causa del termine “beati” è da ricercare nella pratica comune dei membri di girovagare per le Chiese di Palermo vestiti da monaci.
Durante la notte, invece questi uomini avevano il volto coperto da un cappuccio nero, in occorrenza, però, i Beati Paoli venivano anche chiamati i “vendicosi”, infatti, si pensa che la setta fosse formata per lo più da cittadini appartenenti a un ceto basso che facevano giustizia contro i soprusi dei nobili, nonché proprietari di feudi.
Come tutte le sette, i Beati Paoli avevano un rifugio. Tale luogo di ritrovo fungeva da vero e proprio tribunale, in cui la confraternita si riuniva per decidere sulla vita o sulla morte dei nobili rivali. Il tribunale era un insieme di vie e grotte sotterranee, appartenenti ad un’antica necropoli punica, che si pensa si estendessero sotto il mercato del Capo di Palermo.
Nel "Nuovo Vacabolario Siciliano-Italiano", scritto da Antonio Traina nel 1868 e pubblicato a Palermo dall'editore Giuseppe Pedone Lauriel, il termine della "Currera" viene indicato in colei che porta gli ordini, i dispacci del continente alle isole e viceversa.
Letizia Battaglia non si definiva fotoreporter, né tantomeno fotografa di mafia, a dire il vero, lei non si definiva nemmeno fotografa, ma, semplicemente, una persona che scatta fotografie.
La sua umanità traspare in ogni fotogramma, scattava avvicinandosi il più possibile al soggetto e stabiliva un legame empatico con i protagonisti dei suoi scatti, che sono soprattutto donne e bambini di una Palermo degli anni di piombo.
"La Bambina della Kalsa"
Ph Letizia Battaglia
Salita alla grande ribalta grazie all'incontro con Franco Battiato, che produsse il suo album del 1981 'Energie', la cantante palermitana Giuni Russo è stata una delle voci più belle e significative del panorama italiano degli anni 80 e 90.
Splendido esempio d’arte barocca, edificata nel 1633 su progetto di Mariano Smiriglio. Alla chiesa era annesso un convento, fondato intorno al XII secolo, più volte rimaneggiato fino al 1905, anno in cui fu demolito per la costruzione di una scuola.
I primi pupari siciliani costruivano da sè i paladini, guerrieri cristiani e saraceni, angeli, cavalli, draghi e figure mitologiche, riproducendo lo stile delle armature, creando i modelli e realizzando elmi, spade, corazze che poi rivestivano, pupi a volte dall'aspetto fiero, spavaldo o burlesco.
Nell'Opera dei Pupi si trasmettono ancora oggi stili e comportamenti del popolo siciliano come la cavalleria, il senso dell'onore, la difesa del debole e del giusto, la priorità della fede.
Le gesta dei paladini e il ciclo carolingio sono tra le tematiche trattate negli antichi canovacci usati dai pupari.
Carlo Magno, Gano, Orlando, Rinaldo, Angelica, hanno popolato le sponde dei carretti siciliani, i cartelloni propaganda degli spettacoli serali dei teatrini, le lambrette e i carrettini di uso vario e la fantasia di noi siculi, attraverso i cunti e le farse raccontate, la sera, attorno alla tavola di ogni casa.
La Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio fu edificata nel 1143 da Giorgio di Antiochia, ammiraglio di re Ruggero II, nel XV secolo fu concessa al vicino convento delle suore benedettine, fondato nel 1194 da Goffredo ed Eloisa Martorana; da allora la chiesa venne detta, anche “Martorana”.
Di notevole interesse sono i mosaici bizantini che ricoprono parte dell’interno e gli affreschi settecenteschi del sottocoro, realizzati da Olivio Sozzi e Guglielmo Borremans. Il profondo presbiterio quadrangolare del 1685 è decorato da marmi mischi; sull’altare è un prezioso tabernacolo in lapislazzuli della fine del XVII secolo, e l’”Ascensione” opera d’impronta raffaellita, dipinta da Vincenzo da Pavia nel 1533. La chiesa fa parte dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, diocesi cattolica di rito greco-bizantino della Chiesa Bizantina in Sicilia.
Il Castello o Palazzo della Cuba, dall'arabo Qubba (cupola), fu costruito nel 1180 da Guglielmo II come luogo per il riposo del sovrano nelle ore più calde, divenendo uno dei Sollazzi Regi dei re normanni di Sicilia.
Ibn Giubayr, viaggiatore e scrittore andaluso che nel 1183-1184, visitò Palermo durante il regno di Guglielmo II“
Stavamo per entrare nella città di Palermo quando fummo fermati e condotti alla porta vicino ai palazzi del re.
Attraverso spazi aperti, porte e corti reali, ammirammo palazzi con le torri squadrate, giardini e anticamere occupate da personale di servizio che abbagliarono i nostri occhi e confusero i nostri pensieri.
Tra le cose che vedemmo c’era una sala (maglis) in una spaziosa corte circondata da un giardino e i lati occupati da colonnati. La sala occupava l’intera lunghezza della corte e noi ci meravigliammo della sua estensione e dell’altezza delle sue logge.
Poi ci fu detto che qui il re pranzava con la sua corte.
Questi colonnati e le anticamere sono dove i suoi giudici, gli addetti al suo servizio e gli amministratori siedono in sua presenza…
Comprese tra Porta Felice e Piazza Kalsa, dette anche “Passeggiata delle Cattive”, non sono altro che una terrazza panoramica edificata lungo le mura difensive della città diventate presto luogo di incontro.
Qui le vedove della città, volendosi tenere distanti da occhi indiscreti, solevano camminare lungo una terrazza a loro riservata.
L’etimologia latina del termine chiarisce ogni dubbio: “cattive”, deriva dal latino captive, che vuol dire vedove, ovvero prigioniere del dolore del lutto.
La prima pietra della Chiesa di S. Ignazio Martire all’Olivella a Palermo, fu posta il 7 novembre 1598, alla presenza del Principe di Castelvetrano Carlo d’Aragona, Grande Ammiraglio di Sicilia, sul luogo dove, secondo la tradizione, sorgeva il palazzo e la villa della nobile famiglia di Sinibaldi, da cui ebbe i natali S. Rosalia, Patrona di Palermo.
Da questo fatto si fa risalire il nome di “Olivella“, ossia da “olim villa”.
La Regina Elisabetta II d’Inghilterra venne a Palermo in visita ufficiale per ben due volte.
La sua prima visita, nel 1980, ebbe scopo per lo più turistico, la seconda, nel 1992, fu decisamente più seria e istituzionale, avvenuta il 28 maggio, cinque giorni dopo la strage di Capaci.
Questo avvenimento non fece cambiare i piani della famiglia reale che aveva già programmato il viaggio, anzi volle dimostrare la propria vicinanza al popolo siciliano fermandosi a pregare sul luogo della strage.
In questo 2° video, attraverso una visita virtuale in 3D, entriamo dentro il Palazzo Reale (o dei Normanni) e nella meravigliosa Cappella Palatina di #Palermo.
l Palazzo Reale o dei Normanni si trova a #Palermo, ed è la più antica residenza Reale d’Europa.
Ancora visibili, nei sotterranei visitabili, i resti dei primi insediamenti punici, ma la prima parte costruita risale alla dominazione araba nel IX secolo.
Si deve a Ruggero II la costruzione di una magnifica cappella interna al palazzo, la “Cappella Palatina”, dedicata ai Santi Pietro e Paolo e consacrata nel 1140.
Oggi il Palazzo è la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Il Carcere di Palazzo Steri, utilizzato dall’inizio del ‘600 alla fine del ‘700 dall’inquisizione spagnola per imprigionare tutti i cittadini scomodi per la vita sociale, politica e soprattutto religiosa dell’antica città di Palermo.
I graffiti riscoperti, ci comunicano pensieri e stati d’animo struggenti, che arrivano a noi in modo diretto, opere realizzate nel buio per rimanere nel buio, che ci raccontano il dramma della prigionia più infame, perché spesso ingiusta.
"L'Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l'avvenire"
Con questa epigrafe anonima, viene introdotto l’intrinseco fine ideale dell’arte, un fine propedeutico all’uomo di oggi e domani, un fine preparatorio alla civiltà.
l'Arte (quella con la A maiuscola) ha il dovere di stimolare i popoli ad ambire a migliorarsi.
Una continua ricerca di superare se stessi per preparare un domani più giusto e armonioso.
Porta Nuova fu eretta nel 1583, al posto di una porta preesistente (la cosiddetta “Porta del Sole”).
Porta Nuova fu deliberata dal Senato cittadino, per celebrare il rientro dell’imperatore Carlo V, dopo la vittoria di Tunisi contro i Mori (1535).
L’opera, che ricorda gli antichi archi trionfali di Roma, si presenta come una massiccia costruzione tardo-manierista, con un gran fornice sovrastato da una leggera loggia rinascimentale.
La costruzione termina con una copertura a cuspide ricoperta di maiolica.
Sul tetto a spioventi spicca l’aquila imperiale.
Molo Sant'Erasmo, sulla facciata dell’ex pastificio Virga, Igor Scalisi Palminteri ha dipinto SANTO ERASMO, il protettore dei marinai che guarda il mare in segno di fiducia in un futuro di cambiamento.
A Palermo, nel quartiere Capo, troviamo il murales del LEONE DEL TEATRO MASSIMO, realizzato dal sudafricano Ricky Lee Gordon, per il National Geographic, uno dei migliori street artist del mondo.
Lee Gordon ha voluto rendere omaggio alla città, riproducendo il gruppo bronzeo di Benedetto Civiletti.
A Palermo, tra vicolo Mongitore e via Dei Benedettini, spicca l'enorme edicola votiva dedicata alla Santa Patrona della città di Palermo, Santa Rosalia, dai tratti che ricordano lo stile dell’Art Noveau.
Si intitola VIVA SANTA ROSALIA la grande opera di Igor Scalisi Palminteri.
A Palermo, in via dello Spasimo, l'illustratrice romana Camilla Falsini ha realizzato il #murales di "FEDERICO II BAMBINO".
Un omaggio a una figura storica come simbolo di accoglienza, inclusione, curiosità. Federico II è un bambino col suo Drago a dondolo (Drago era il nome del suo cavallo) che, lungo le vie arabe della Kalsa, accoglie religioni, culture e arti.
A Palermo, in un campetto nel cuore del mercato storico di Ballarò, c'è il murale di SAN BENEDETTO IL MORO, il frate copatrono di Santa Rosalia.
L'opera di Igor Scalisi Palminteri “svetta” su uno spiazzo oggi riqualificato, simbolo di integrazione razziale dove, bambini di varie etnie del quartiere, giocano a calcio sotto lo sguardo del Santo.
BORGO VECCHIO FACTORY è un progetto di promozione sociale proposto dalle organizzazioni no profit “PUSH” e “Per Esempio Onlus”, in collaborazione con lo street artist #EmaJons, che ha previsto la realizzazione di un ciclo semestrale di laboratori di pittura creativa per 20 bambini del quartiere Borgo Vecchio di #Palermo.
I bambini oltre a svolgere le attività artistiche pomeridiane nella sede dell’associazione hanno collaborato con l’artista alla realizzazione di graffiti nel quartiere sulla base dei loro stessi disegni.
Continua la voglia di far rinascere i quartieri spesso trascurati dalle istituzioni.
Una bellissima iniziativa per la riqualificazione del rione Sperone a Palermo, nasce il sesto murale del quartiere.
"Sperone167" è un'alleanza creativa che unisce artisti, istituti scolastici e abitanti del quartiere che, per la realizzazione dei progetti, non usufruisce di patrocini o fondi pubblici, ma di libere donazioni e iniziative di crowdfunding.
Continua la voglia di far rinascere i quartieri spesso trascurati dalle istituzioni.
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Continua la voglia di far rinascere i quartieri spesso trascurati dalle istituzioni.
Una bellissima iniziativa per la riqualificazione del rione Sperone a Palermo, nasce il sesto murale del quartiere.
"Sperone167" è un'alleanza creativa che unisce artisti, istituti scolastici e abitanti del quartiere che, per la realizzazione dei progetti, non usufruisce di patrocini o fondi pubblici, ma di libere donazioni e iniziative di crowdfunding.
Continua la voglia di far rinascere i quartieri spesso trascurati dalle istituzioni.
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"Sperone167" è un'alleanza creativa che unisce artisti, istituti scolastici e abitanti del quartiere che, per la realizzazione dei progetti, non usufruisce di patrocini o fondi pubblici, ma di libere donazioni e iniziative di crowdfunding.
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"Sperone167" è un'alleanza creativa che unisce artisti, istituti scolastici e abitanti del quartiere che, per la realizzazione dei progetti, non usufruisce di patrocini o fondi pubblici, ma di libere donazioni e iniziative di crowdfunding.
Quando Aretha Franklin si esibì a Palermo: "Fu la nostra Woodstock siciliana".
La regina del soul Aretha Franklin, nel corso della sua immensa carriera si è esibita anche a Palermo, protagonista il 17 luglio del 1970 del “Palermo Pop 70”.
L'oratorio della Congregazione delle Dame del Giardinello al Ponticello è un luogo di culto ubicato in via Ponticello, nel quartiere dell'Albergheria sulla direttrice via Maqueda - chiesa del Gesù a Casa Professa, nel centro storico della città di Palermo.
Costruito tra il 1595 e il 1608 in prossimità della chiesa di Santa Maria delle Grazie al Ponticello - oggi santuario di Nostra Signora di Lourdes - l'oratorio nasce contemporaneamente alla Congregazione segreta intitolata a Maria Santissima dell'Aspettazione del Parto della Vergine, costituita dalle nobili dame del tempo per assistere in preghiera e per contribuire materialmente le partorienti disagiate dell'Albergheria.
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La Cappella di Nostra Signora di Guadalupe, la più esuberante delle cappelle della Chiesa Di Santa Maria Degli Angeli Presso La Gancia a Palermo, ospita la tomba di Don Juan Lopez de Cisneros, l’inquisitore ucciso nelle segrete dello Steri “dall’eretico” frà Diego la Matina nel 1657, la cui vicenda è stata raccontata da Sciascia nel suo libretto “Morte dell’Inquisitore”.
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Il Palazzo Lanza Tomasi è ubicato nel centro storico di Palermo, nel cuore del quartiere Kalsa, fu l'ultima dimora del Principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il celebre autore del Gattopardo, il quale vi trascorse gli ultimi anni della sua vita , sino alla morte nel luglio 1957, dopo la distruzione del suo palazzo avito, Palazzo Lampedusa, nei bombardamenti alleati del 5 aprile 1943.
Il figlio adottivo Gioacchino Lanza Tomasi ha ricostituito l'intera proprietà negli anni Settanta e ne ha amorevolmente curato il restauro.
Il video mapping abbraccia un diverso modo di narrare i beni culturali della città e i luoghi legati all’arte sacra, in pochi minuti di gioco tra tecnologia e arte in perfetta simbiosi tra loro, si torna indietro di secoli dentro l’ex convento di clausura che fu Santa Caterina.
La Chiesa in versione serale si illumina di fasci di luce e figure 3d.
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Un bellissimo video del Palazzo dei Normanni a Palermo
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