Dall’inizio dell’anno e fino ad agosto del 1982, quella maledetta estate, sulle strade di Palermo e provincia si contarono numerosi morti ammazzati, che arrivarono a 100, a seguito di una vera e propria mattanza, scaturita da una guerra tra cosche mafiose.
Nei cento giorni intercorsi dalla data della nomina di Prefetto al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fino a quella della sua morte, cento furono i morti ammazzati.
Palermo era prigioniera del piombo, il 30 aprile dello stesso anno era stato assassinato, sempre per mano mafiosa, l'Onorevole Pio La Torre insieme al suo autista.
A quel tempo mio padre acquistava giornalmente il quotidiano "L'ORA", che fu il primo giornale della Sicilia a mettere nero su bianco la parola mafia (inchiostro contro piombo), quando in molti sostenevano che non esistesse alcuna organizzazione criminale. Pertanto ogni giorno leggevamo in prima pagina la conta delle vittime, oltre a vedere le raccapriccianti fotografie dei corpi senza vita martoriati dai proiettili.
Il Generale Dalla Chiesa era più solo che mai in questa guerra di mafia, il dieci agosto del 1982, meno di un mese prima della sua morte, il quotidiano La Repubblica pubblicò un’intervista clamorosa rilasciata al giornalista Giorgio Bocca, intitolata: "Un uomo solo contro la mafia".
Sono passati 41 anni, era il 3 settembre del 1982, ma quella maledetta sera la ricordo bene, come se fosse ieri, avevo 18 anni, ero in casa e stavo guardando la TV, quando ad un certo punto, dopo le ore 21:15, vi fu un’interruzione delle trasmissioni televisive per un’edizione straordinaria del telegiornale, che annunciava la tragica notizia del barbaro eccidio; la strage in cui furono assassinati dalla mafia il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Prefetto di Palermo, assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo.
Quella stessa sera, in una Palermo stretta tra orrore e disperazione, una mano anonima lasciò un cartello sul luogo dell'agguato, sul quale scrisse: "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti".
Voglio ricordare con Onore un grande servitore dello Stato, che ha lasciato un elevato esempio di lealtà ai valori costituzionali, di coerenza morale e di ineguagliabile coraggio.