Gli agrumi siciliani venivano esportati in tutto il mondo, i maggiori paesi importatori, dalla seconda metà dell’Ottocento, erano Inghilterra, Stati Uniti, Germania. Il mercato siciliano era molto importante, la Sloman di Amburgo, una società di navigazione, ogni cinque giorni mandava una sua nave a Palermo per caricare da diecimila a ventimila casse da 300-600 frutti ognuna che servivano solo per Amburgo e Brema. Ma settimanalmente partivano navi stracolme per Londra, Copenhagen, New York e altri porti inglesi e canadesi. Ogni cassa, ai quattro lati, aveva i “pizzi”, cioè carte veline illustrate coi bordi merlettati, e talvolta anche le “frinze”, cioè striscie di carta colorata. Aperta la cassa, appariva subito la “fodera”, un foglio di carta velina col marchio dell’esportatore che ricopriva interamente la prima fila di limoni, arance, mandarini, etc. Tutte queste variopinte decorazioni servivano a impreziosire il prodotto, a farne una cosa quasi da regalo, a renderlo più attraente quando veniva battuto all’asta nei mercati.