La storia del bummulu, o quartara, è una storia che attraversa l’intera tradizione siciliana, la tipica anfora a due manici, risale alla civiltà greca.
L’etimologia del suo nome, infatti, è greca: Bombylios o bombyle. Fatto da un impasto di terracotta e sale, ha la capacità di mantenere la temperatura del liquido che vi si versa: acqua, vino o olio.
Era usato maggiormente dai contadini o dai pastori, oppure da coloro che abitavano lontano da fonti d’acqua, infatti col bummulu l’acqua si prendeva alla fonte e si riportava al focolare, a temperatura.
Il materiale con cui è costruito il “Bummulu” è permeabile e lascia traspirare continuamente una certa quantità d’acqua che, a contatto con l’aria calda dell’ambiente, si trasforma in vapore.
L’assorbimento di calore che ne consegue avviene vicino alla superficie del contenitore che subisce quindi un abbassamento della temperatura sufficiente a mantenere il liquido sempre fresco, addirittura anche se esposto al sole.
Il bummulu ha origini molto antiche, ne sono stati rinvenuti esemplari risalenti al XII secolo.
L’esterno del bummulu è spesso tipicamente decorato, ma quello per l’uso giornaliero veniva lasciato senza decorazione.
In Sicilia dove l'acqua è sempre stata un bene prezioso e dove lavorare nelle campagne richiedeva un elevato consumo della stessa a causa delle alte temperature estive , berne un bicchiere freschissimo non era cosa difficile, questo per merito del bummulu.