Il Fenomeno dell’emigrazione
Leonardo Sciascia, uno degli autori più influenti della letteratura italiana del XX secolo, ha spesso esplorato temi sociali e politici nelle sue opere.
Uno dei racconti più emblematici in questo senso è “Il lungo viaggio”, incluso nella raccolta “Il mare colore del vino”, questo racconto offre una riflessione profonda e toccante sul fenomeno dell’emigrazione, un tema che ha segnato la storia della Sicilia e del meridione d’Italia.
La partenza
“Era una notte che pareva fatta apposta, un’oscurità cagliata che a muoversi quasi se ne sentiva il peso. E faceva spavento, respiro di quella belva che era il mondo, il suono del mare: un respiro che veniva a spegnersi ai loro piedi”.
Protagonista è un gruppo di siciliani provenienti da paesi interni, lontani dal mare, i quali decidono di affrontare il lungo viaggio in mare per andare in America a far fortuna. Pronti a partire, da una spiaggia deserta della Sicilia tra Gela e Licata per un viaggio avventuroso che non promette alcuna certezza.
La speranza
"Il sogno dell’America traboccava di dollari: non più il denaro, custodito nel logoro portafogli o nascosto tra la camicia e la pelle, ma cacciato con noncuranza nelle tasche dei pantaloni, come avevano visto fare ai loro parenti, che erano partiti morti di fame, magri e cotti dal sole e dopo venti o trent’anni tornavano, ma per una breve vacanza, con la faccia piena e rosea che faceva bel contrasto coi capelli candidi".
"Duecentocinquantamila lire: metà alla partenza, metà all’arrivo, avevano venduto tutto quello che avevano da vendere, per racimolarle".
"L’importante era davvero sbarcare in America: come e quando non aveva poi importanza".
Undici notti in stiva
Il traghettatore, il Signor Melfa, una specie di commesso viaggiatore con la sua parlantina ma nello stesso tempo con un volto serio e onesto, ha promesso a quegli uomini e a quelle donne di imbarcarli di notte e sbarcarli successivamente sulla spiaggia del New Jersey (chiamato Nugiorsi dagli emigranti) a due passi da New Jork (Nuovaiorche).
Dopo undici difficili notti il viaggio termina: il signor Melfa chiama in coperta i passeggeri, presentando loro i paesi della ricca America che con le loro luci brillano come gioielli nella notte serena e dolce: una mezza luna brilla tra un trasparente insieme di nuvole, una brezza che allarga i polmoni.
Lo sbarco
Il signor Melfa aveva promesso agli emigranti che avrebbero potuto scrivere ai parenti in America, che così essi li avrebbero aspettati alla stazione di Trenton dopo dodici giorni dalla partenza: “L’importante era solo sbarcare in America, come e quando non aveva importanza”.
Dopo aver liquidato il conto, ciascuno di loro prende le proprie cose in pochi minuti e scende dalla barca ridendo e canticchiando; quando la barca si muove, uno di loro si mette a cantare a gola aperta, ma il signor Melfa lo fa tacere per non correre rischi.
Restano dunque seduti sulla sabbia, indecisi, senza saper che cosa fare, chiedendosi quanto sia lontana Trenton e quanto ci voglia per raggiungerla.
L'inganno crudele
Dopo lo sbarco il gruppo in lontananza sente in modo irreale un canto che sembra di un carrettiere siciliano, subito pensano che il mondo è ovunque lo stesso, dappertutto l’uomo manifesta con il canto la stessa malinconia, la stessa pena.
Due degli sbarcati decidono di andare alla scoperta del “Nuovo Mondo”. Iniziano a camminare in direzione della luce che il cielo emana, e trovano subito la strada. Vedono che è asfaltata, ben tenuta, diversa dalle loro, anche se in verità se l’aspettavano più ampia e più dritta.
Nella strada passano automobili simili alle loro, seicento e millecento; pensano immediatamente che in America vengano tenute per capriccio e che si comprano ai ragazzi come in Sicilia si fa con le biciclette.
Finalmente vedono delle indicazioni a lato strada: il cartello riporta la dicitura Santa Croce Camerina – Scoglitti.
Tutti e due si rendono conto che il nome non suona affatto nuovo, fermano allora una Cinquecento e chiedono indicazioni per Trenton, ma poco dopo si rendono conto che l’automobilista è un loro compatriota. Parlando fra loro capiscono di essere ancora in Sicilia.
La disillusione
La scoperta di non essere in America rappresenta un duro colpo per i poveri migranti siciliani, una disillusione che mette in crisi tutte le loro certezze.
La loro gioia si trasforma in disperazione quando scoprono di essere stati ingannati, non sono in America, ma sono stati sbarcati su un’altra spiaggia della Sicilia.
La delusione è totale, i loro sogni infranti e le loro speranze distrutte.
La consapevolezza di essere stati truffati e di aver perso tutto ciò che possedevano per un’illusione è un colpo devastante per loro.
Questa delusione rappresenta non solo la fine di un sogno, ma anche la cruda realtà delle difficoltà e delle ingiustizie che molti emigranti hanno dovuto affrontare nel loro desiderio di una vita migliore.
Un sogno americano che non vedranno mai realizzarsi.