Città dai mille volti, segnata da secoli di storia e dominazioni che hanno lasciato traccia sia a livello culturale che architettonico. Nel capoluogo siciliano le testimonianze del suo passato, segnato dall’avvento di fenici, greci, romani, arabi e normanni rivivono tutt’ora grazie alla maestosità del suo patrimonio artistico inserito in un contesto brulicante di vita, dialetti e tradizioni popolari.
Dentro il Palazzo dei Normanni, fiore all’occhiello di Palermo, si trova la semi sconosciuta Chiesa di Santa Maria delle Grazie, spesso impropriamente scambiata per la cripta della Cappella Palatina, che si trova esattamente sopra di essa.
Infatti, questa chiesa inferiore intima ed essenziale, non è mai stata concepita come parte della famosa cappella ricca di mosaici, anzi risale ad un periodo precedente ed è probabilmente l’edificio religioso più antico dell’area palatina.
Il complesso monumentale, costituito dalla Basilica, dal Convento con il Chiostro e dal Palazzo reale, venne fatto costruire nel XII sec. dal giovane re normanno Guglielmo II detto “Il Buono”.
C’è naturalmente un’antica leggenda che racconta come il Duomo sia nato: fu la Vergine Maria ad apparire in sogno a Guglielmo che dopo la caccia si riposava sotto un albero, e a spronarlo ad erigere un tempio in suo onore, dopo avergli svelato il luogo dove era il tesoro nascosto dal padre.
In verità le ragioni della costruzione del Duomo di Monreale e del complesso sono ben diverse e collegate alla storia stessa della Sicilia e ai rapporti fra Stato e Chiesa.
Guglielmo II con il suo Duomo di Monreale, rappresentazione eccezionale della sontuosa cultura normanna in Sicilia, inserito in un grande e preciso progetto architettonico che gli affiancò da una parte il palazzo reale, dall’altra il monastero, segno di incontro tra i due poteri, lo Stato e la Chiesa.
Incontro reso esplicito dalla presenza dei due troni, quello regale e quello arcivescovile, inseriti nella zona più importante del tempio, intorno all’altare, tra il transetto e la solea, e collegati sia con il palazzo del re sia con il convento.
Dal 3 Luglio 2015, il Duomo di Monreale fa parte del "PATRIMONIO DELL'UMANITA' - UNESCO".
In ricordo della fotoreporter Letizia Battaglia c'è una sua foto, scattata in un vicolo del quartiere Cala di Palermo, "La Bambina col pallone".
Quello scatto del 1980, divenuto celebre perché scolpisce il volto pulito di una bambina, diventa il simbolo della speranza e del futuro delle palermitane. Foto legata ad una bella storia di vita, perchè Letizia non aveva mai dimenticato quella bambina e, attraverso la trasmissione "Chi l'ha Visto", 40 anni dopo si ritrovarono.
𝑳’𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒆𝒅𝒊𝒇𝒊𝒄𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒊𝒕𝒖𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒍’𝒊𝒕𝒊𝒏𝒆𝒓𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒂𝒓𝒂𝒃𝒐 𝒏𝒐𝒓𝒎𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝑷𝒂𝒍𝒆𝒓𝒎𝒐 𝒓𝒂𝒑𝒑𝒓𝒆𝒔𝒆𝒏𝒕𝒂𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝒆𝒄𝒄𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒗𝒂𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒖𝒏𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒆𝒔𝒆𝒎𝒑𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒗𝒊𝒗𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒆 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒐𝒏𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒄𝒖𝒍𝒕𝒖𝒓𝒂𝒍𝒊 𝒅𝒊 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒆𝒏𝒊𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒄𝒂 𝒆 𝒈𝒆𝒐𝒈𝒓𝒂𝒇𝒊𝒄𝒂 𝒆𝒕𝒆𝒓𝒐𝒈𝒆𝒏𝒆𝒂 (𝒔𝒊𝒏𝒄𝒓𝒆𝒕𝒊𝒔𝒎𝒐 𝒄𝒖𝒍𝒕𝒖𝒓𝒂𝒍𝒆).
𝑻𝒂𝒍𝒆 𝒇𝒆𝒏𝒐𝒎𝒆𝒏𝒐 𝒉𝒂 𝒈𝒆𝒏𝒆𝒓𝒂𝒕𝒐 𝒖𝒏𝒐 𝒔𝒕𝒊𝒍𝒆 𝒂𝒓𝒄𝒉𝒊𝒕𝒆𝒕𝒕𝒐𝒏𝒊𝒄𝒐 𝒐𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒊𝒏 𝒄𝒖𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒎𝒊𝒓𝒂𝒃𝒊𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒇𝒖𝒔𝒊 𝒆𝒍𝒆𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒃𝒊𝒛𝒂𝒏𝒕𝒊𝒏𝒊, 𝒊𝒔𝒍𝒂𝒎𝒊𝒄𝒊 𝒆 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒊𝒄𝒊, 𝒄𝒂𝒑𝒂𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂 𝒊𝒏 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒑𝒓𝒐𝒅𝒖𝒓𝒔𝒊 𝒊𝒏 𝒄𝒐𝒎𝒃𝒊𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒖𝒏𝒊𝒄𝒉𝒆, 𝒅𝒊 𝒆𝒄𝒄𝒆𝒍𝒔𝒐 𝒗𝒂𝒍𝒐𝒓𝒆 𝒂𝒓𝒕𝒊𝒔𝒕𝒊𝒄𝒐 𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒐𝒓𝒅𝒊𝒏𝒂𝒓𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒖𝒏𝒊𝒕𝒂𝒓𝒊𝒆.
Si narra che la prima apparizione storica che abbiamo dei Beati Paoli risale intorno alla fine del XVIII secolo, quando il marchese di Villabianca trascrive e pubblica i suoi “Opuscoli Palermitani” sostenendo fermamente l’esistenza di una confraternita denominata Beati Paoli che ha agito nell’oscurità intorno al 1180 circa.
Il nome della setta deriva dalla devozione a San Francesco da Paola, mentre la causa del termine “beati” è da ricercare nella pratica comune dei membri di girovagare per le Chiese di Palermo vestiti da monaci.
Durante la notte, invece questi uomini avevano il volto coperto da un cappuccio nero, in occorrenza, però, i Beati Paoli venivano anche chiamati i “vendicosi”, infatti, si pensa che la setta fosse formata per lo più da cittadini appartenenti a un ceto basso che facevano giustizia contro i soprusi dei nobili, nonché proprietari di feudi.
Come tutte le sette, i Beati Paoli avevano un rifugio. Tale luogo di ritrovo fungeva da vero e proprio tribunale, in cui la confraternita si riuniva per decidere sulla vita o sulla morte dei nobili rivali. Il tribunale era un insieme di vie e grotte sotterranee, appartenenti ad un’antica necropoli punica, che si pensa si estendessero sotto il mercato del Capo di Palermo.
Nel "Nuovo Vacabolario Siciliano-Italiano", scritto da Antonio Traina nel 1868 e pubblicato a Palermo dall'editore Giuseppe Pedone Lauriel, il termine della "Currera" viene indicato in colei che porta gli ordini, i dispacci del continente alle isole e viceversa.
Letizia Battaglia non si definiva fotoreporter, né tantomeno fotografa di mafia, a dire il vero, lei non si definiva nemmeno fotografa, ma, semplicemente, una persona che scatta fotografie.
La sua umanità traspare in ogni fotogramma, scattava avvicinandosi il più possibile al soggetto e stabiliva un legame empatico con i protagonisti dei suoi scatti, che sono soprattutto donne e bambini di una Palermo degli anni di piombo.
"La Bambina della Kalsa"
Ph Letizia Battaglia
Salita alla grande ribalta grazie all'incontro con Franco Battiato, che produsse il suo album del 1981 'Energie', la cantante palermitana Giuni Russo è stata una delle voci più belle e significative del panorama italiano degli anni 80 e 90.
Splendido esempio d’arte barocca, edificata nel 1633 su progetto di Mariano Smiriglio. Alla chiesa era annesso un convento, fondato intorno al XII secolo, più volte rimaneggiato fino al 1905, anno in cui fu demolito per la costruzione di una scuola.
I primi pupari siciliani costruivano da sè i paladini, guerrieri cristiani e saraceni, angeli, cavalli, draghi e figure mitologiche, riproducendo lo stile delle armature, creando i modelli e realizzando elmi, spade, corazze che poi rivestivano, pupi a volte dall'aspetto fiero, spavaldo o burlesco.
Nell'Opera dei Pupi si trasmettono ancora oggi stili e comportamenti del popolo siciliano come la cavalleria, il senso dell'onore, la difesa del debole e del giusto, la priorità della fede.
Le gesta dei paladini e il ciclo carolingio sono tra le tematiche trattate negli antichi canovacci usati dai pupari.
Carlo Magno, Gano, Orlando, Rinaldo, Angelica, hanno popolato le sponde dei carretti siciliani, i cartelloni propaganda degli spettacoli serali dei teatrini, le lambrette e i carrettini di uso vario e la fantasia di noi siculi, attraverso i cunti e le farse raccontate, la sera, attorno alla tavola di ogni casa.
La Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio fu edificata nel 1143 da Giorgio di Antiochia, ammiraglio di re Ruggero II, nel XV secolo fu concessa al vicino convento delle suore benedettine, fondato nel 1194 da Goffredo ed Eloisa Martorana; da allora la chiesa venne detta, anche “Martorana”.
Di notevole interesse sono i mosaici bizantini che ricoprono parte dell’interno e gli affreschi settecenteschi del sottocoro, realizzati da Olivio Sozzi e Guglielmo Borremans. Il profondo presbiterio quadrangolare del 1685 è decorato da marmi mischi; sull’altare è un prezioso tabernacolo in lapislazzuli della fine del XVII secolo, e l’”Ascensione” opera d’impronta raffaellita, dipinta da Vincenzo da Pavia nel 1533. La chiesa fa parte dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, diocesi cattolica di rito greco-bizantino della Chiesa Bizantina in Sicilia.
Il Castello o Palazzo della Cuba, dall'arabo Qubba (cupola), fu costruito nel 1180 da Guglielmo II come luogo per il riposo del sovrano nelle ore più calde, divenendo uno dei Sollazzi Regi dei re normanni di Sicilia.
Il Museo delle Maioliche Stanze al Genio si trova a Palermo nel piano nobile di Palazzo Torre Pirajno, ed ha al suo interno oltre 5000 esemplari di mattonelle antiche dal XV al XIX secolo di produzione italiana.
E' una casa museo che comprende una tra le collezioni italiane piu grandi che si puo vedere in Europa.
Ci sono anche collezioni minori di cancelleria d'epoca, vecchie scatole di latta, oggetti vintage.
Ibn Giubayr, viaggiatore e scrittore andaluso che nel 1183-1184, visitò Palermo durante il regno di Guglielmo II“
Stavamo per entrare nella città di Palermo quando fummo fermati e condotti alla porta vicino ai palazzi del re.
Attraverso spazi aperti, porte e corti reali, ammirammo palazzi con le torri squadrate, giardini e anticamere occupate da personale di servizio che abbagliarono i nostri occhi e confusero i nostri pensieri.
Tra le cose che vedemmo c’era una sala (maglis) in una spaziosa corte circondata da un giardino e i lati occupati da colonnati. La sala occupava l’intera lunghezza della corte e noi ci meravigliammo della sua estensione e dell’altezza delle sue logge.
Poi ci fu detto che qui il re pranzava con la sua corte.
Questi colonnati e le anticamere sono dove i suoi giudici, gli addetti al suo servizio e gli amministratori siedono in sua presenza…
Un tempo la chiesa era annessa al vastissimo monastero benedettino, fondato nel 1576, il convento si estese nei secoli successivi fino a raggiungere il limite settentrionale delle mura cittadine. Trasformato in ospedale dopo la confisca dei beni ecclesiastici nel 1866, è stato demolito, insieme ad una vasta zona limitrofa, nel 1932 per la costruzione del palazzo di Giustizia.
La chiesa fu costruita nel 1612 su progetto di Orazio Nobili, ha facciata esterna a due ordini, severamente impostata secondo i canoni del primo barocco romano. L’interno è ad un’ unica navata, riccamente decorata da marmi mischi e stucchi dorati, il soffitto a botte è decorato da stucchi dorati e dall’affresco di Olivio Sozzi con il Trionfo degli Ordini religiosi.
Nel suo insieme è talmente sfarzosa da lasciare “a bocca aperta” tutti i visitatori.
Comprese tra Porta Felice e Piazza Kalsa, dette anche “Passeggiata delle Cattive”, non sono altro che una terrazza panoramica edificata lungo le mura difensive della città diventate presto luogo di incontro.
Qui le vedove della città, volendosi tenere distanti da occhi indiscreti, solevano camminare lungo una terrazza a loro riservata.
L’etimologia latina del termine chiarisce ogni dubbio: “cattive”, deriva dal latino captive, che vuol dire vedove, ovvero prigioniere del dolore del lutto.
La prima pietra della Chiesa di S. Ignazio Martire all’Olivella a Palermo, fu posta il 7 novembre 1598, alla presenza del Principe di Castelvetrano Carlo d’Aragona, Grande Ammiraglio di Sicilia, sul luogo dove, secondo la tradizione, sorgeva il palazzo e la villa della nobile famiglia di Sinibaldi, da cui ebbe i natali S. Rosalia, Patrona di Palermo.
Da questo fatto si fa risalire il nome di “Olivella“, ossia da “olim villa”.
Il Duomo di Monreale, in provincia di Palermo, è considerato uno dei più spettacolari templi della Cristianità, impreziosito al suo interno da straordinarie raffigurazioni bizantine realizzate in mosaico che lo rendono uno dei monumenti più importanti e ammirati d’Italia e del mondo.
I mosaici, che impreziosiscono il Duomo di Monreale, costituiscono la più grande decorazione di questo genere in Italia (superiore anche a quella della Basilica di San Marco a Venezia) con 0,75 ettari di tessere di pietra ed almeno 100 milioni in vetro a formare una superficie complessiva di 6240 metri quadri, seconda al mondo per estensione solamente alla chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli.
La Regina Elisabetta II d’Inghilterra venne a Palermo in visita ufficiale per ben due volte.
La sua prima visita, nel 1980, ebbe scopo per lo più turistico, la seconda, nel 1992, fu decisamente più seria e istituzionale, avvenuta il 28 maggio, cinque giorni dopo la strage di Capaci.
Questo avvenimento non fece cambiare i piani della famiglia reale che aveva già programmato il viaggio, anzi volle dimostrare la propria vicinanza al popolo siciliano fermandosi a pregare sul luogo della strage.
Tra le tante leggende palermitane, non mancano le storie legate a fatti misteriosi, intriganti e suggestivi, come quella del 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 della Suora del Teatro Massimo di Palermo.
Pima della costruzione del Teatro furono demolite alcune strutture preesistenti tra cui la Chiesa di San Francesco delle Stimate, compreso il monastero ed il cimitero annessi, consistenti nella Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di Sant’Agata che all’interno dei monasteri custodivano anche le tombe di suore, preti e di altri defunti.
Secondo la leggenda palermitana, durante il corso dei lavori di demolizione, pare sia stata profanata la tomba di una suora e da allora la credenza popolare vuole che il suo 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗺𝗮 infesti il Teatro.
In questo 2° video, attraverso una visita virtuale in 3D, entriamo dentro il Palazzo Reale (o dei Normanni) e nella meravigliosa Cappella Palatina di #Palermo.
l Palazzo Reale o dei Normanni si trova a #Palermo, ed è la più antica residenza Reale d’Europa.
Ancora visibili, nei sotterranei visitabili, i resti dei primi insediamenti punici, ma la prima parte costruita risale alla dominazione araba nel IX secolo.
Si deve a Ruggero II la costruzione di una magnifica cappella interna al palazzo, la “Cappella Palatina”, dedicata ai Santi Pietro e Paolo e consacrata nel 1140.
Oggi il Palazzo è la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Il Carcere di Palazzo Steri, utilizzato dall’inizio del ‘600 alla fine del ‘700 dall’inquisizione spagnola per imprigionare tutti i cittadini scomodi per la vita sociale, politica e soprattutto religiosa dell’antica città di Palermo.
I graffiti riscoperti, ci comunicano pensieri e stati d’animo struggenti, che arrivano a noi in modo diretto, opere realizzate nel buio per rimanere nel buio, che ci raccontano il dramma della prigionia più infame, perché spesso ingiusta.
"L'Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l'avvenire"
Con questa epigrafe anonima, viene introdotto l’intrinseco fine ideale dell’arte, un fine propedeutico all’uomo di oggi e domani, un fine preparatorio alla civiltà.
l'Arte (quella con la A maiuscola) ha il dovere di stimolare i popoli ad ambire a migliorarsi.
Una continua ricerca di superare se stessi per preparare un domani più giusto e armonioso.
Porta Nuova fu eretta nel 1583, al posto di una porta preesistente (la cosiddetta “Porta del Sole”).
Porta Nuova fu deliberata dal Senato cittadino, per celebrare il rientro dell’imperatore Carlo V, dopo la vittoria di Tunisi contro i Mori (1535).
L’opera, che ricorda gli antichi archi trionfali di Roma, si presenta come una massiccia costruzione tardo-manierista, con un gran fornice sovrastato da una leggera loggia rinascimentale.
La costruzione termina con una copertura a cuspide ricoperta di maiolica.
Sul tetto a spioventi spicca l’aquila imperiale.
Molo Sant'Erasmo, sulla facciata dell’ex pastificio Virga, Igor Scalisi Palminteri ha dipinto SANTO ERASMO, il protettore dei marinai che guarda il mare in segno di fiducia in un futuro di cambiamento.
A Palermo, nel quartiere Capo, troviamo il murales del LEONE DEL TEATRO MASSIMO, realizzato dal sudafricano Ricky Lee Gordon, per il National Geographic, uno dei migliori street artist del mondo.
Lee Gordon ha voluto rendere omaggio alla città, riproducendo il gruppo bronzeo di Benedetto Civiletti.
A Palermo, tra vicolo Mongitore e via Dei Benedettini, spicca l'enorme edicola votiva dedicata alla Santa Patrona della città di Palermo, Santa Rosalia, dai tratti che ricordano lo stile dell’Art Noveau.
Si intitola VIVA SANTA ROSALIA la grande opera di Igor Scalisi Palminteri.
A Palermo, in via dello Spasimo, l'illustratrice romana Camilla Falsini ha realizzato il #murales di "FEDERICO II BAMBINO".
Un omaggio a una figura storica come simbolo di accoglienza, inclusione, curiosità. Federico II è un bambino col suo Drago a dondolo (Drago era il nome del suo cavallo) che, lungo le vie arabe della Kalsa, accoglie religioni, culture e arti.
A Palermo, in un campetto nel cuore del mercato storico di Ballarò, c'è il murale di SAN BENEDETTO IL MORO, il frate copatrono di Santa Rosalia.
L'opera di Igor Scalisi Palminteri “svetta” su uno spiazzo oggi riqualificato, simbolo di integrazione razziale dove, bambini di varie etnie del quartiere, giocano a calcio sotto lo sguardo del Santo.
BORGO VECCHIO FACTORY è un progetto di promozione sociale proposto dalle organizzazioni no profit “PUSH” e “Per Esempio Onlus”, in collaborazione con lo street artist #EmaJons, che ha previsto la realizzazione di un ciclo semestrale di laboratori di pittura creativa per 20 bambini del quartiere Borgo Vecchio di #Palermo.
I bambini oltre a svolgere le attività artistiche pomeridiane nella sede dell’associazione hanno collaborato con l’artista alla realizzazione di graffiti nel quartiere sulla base dei loro stessi disegni.
Continua la voglia di far rinascere i quartieri spesso trascurati dalle istituzioni.
Una bellissima iniziativa per la riqualificazione del rione Sperone a Palermo, nasce il sesto murale del quartiere.
"Sperone167" è un'alleanza creativa che unisce artisti, istituti scolastici e abitanti del quartiere che, per la realizzazione dei progetti, non usufruisce di patrocini o fondi pubblici, ma di libere donazioni e iniziative di crowdfunding.
L'oratorio della Congregazione delle Dame del Giardinello al Ponticello è un luogo di culto ubicato in via Ponticello, nel quartiere dell'Albergheria sulla direttrice via Maqueda - chiesa del Gesù a Casa Professa, nel centro storico della città di Palermo.
Costruito tra il 1595 e il 1608 in prossimità della chiesa di Santa Maria delle Grazie al Ponticello - oggi santuario di Nostra Signora di Lourdes - l'oratorio nasce contemporaneamente alla Congregazione segreta intitolata a Maria Santissima dell'Aspettazione del Parto della Vergine, costituita dalle nobili dame del tempo per assistere in preghiera e per contribuire materialmente le partorienti disagiate dell'Albergheria.
Palermo 1943, dopo lo sbarco degli alleati americani, molti ragazzi, per superare il momento critico della fame e della povertà scaturita dalla guerra, impararono il mestiere del lustrascarpe, attività poi scomparsa nel tempo.
Lucio Dalla e Francesco De Gregori nel Tour "Banana Republic", in concerto allo stadio della Favorita di Palermo il 5 luglio del 1979.
35 anni dopo De Gregori dichiarò: «Che serata! Sono passati trentacinque anni, ma è un'emozione ancora viva, lo stadio era stracolmo, non ho idea di quanta gente potesse esserci, ma era traboccante. Me lo ricordo quasi con stupore, con Dalla eravamo felici, quella tournée è stata straordinaria, in Sicilia Lucio si esaltava, era grande, amava questa terra in modo particolare, ed era un sentimento che trasmetteva a chi gli stava accanto».
A Palermo, il gioco di quando eravamo bambini era “Acchiana u patri cu tutti i so figghi”, tradotto per i non siculi “sale il padre con tutti i suoi figli”, che vedeva sfidarsi due squadre con la conditio sine qua non di avere schiene molto forti. La filastrocca che si recitava era questa: “Acchiana u patri cu tutti i so figghi. Quattru e quattru uottu, scarrica u buottu; l’acieddu cu li pinni, scarrica e vattinni”.
Il capitano della prima si appoggiava al muro con le braccia e dietro di lui, uno dopo l’altro, gli altri compagni, fino a formare la “groppa” di un cavallo, prendendo la rincorsa, dovevano saltare a “cavallo” sopra il giocatore che sta sotto, senza cadere e aspettando che gli altri compagni facciano lo stesso. Al grido: “acchiana lu patri cu tutti i so figghi”, gli altri dovevano presentarsi, dicendo: “u figghiu” fino all’ultimo che doveva recitare: “quattru e quattru ottu, scarrica lu bottu; l’aceddu cu li pinni scarrica e vattinni: unu, dui e tri fannu vintitrì, unu dui e tri fannu vintitrì, ti dugnu un pizzicuni e mi nni vaju” (pizzicotto che deve darsi per davvero).
La Cappella di Nostra Signora di Guadalupe, la più esuberante delle cappelle della Chiesa Di Santa Maria Degli Angeli Presso La Gancia a Palermo, ospita la tomba di Don Juan Lopez de Cisneros, l’inquisitore ucciso nelle segrete dello Steri “dall’eretico” frà Diego la Matina nel 1657, la cui vicenda è stata raccontata da Sciascia nel suo libretto “Morte dell’Inquisitore”.
Il Palazzo Lanza Tomasi è ubicato nel centro storico di Palermo, nel cuore del quartiere Kalsa, fu l'ultima dimora del Principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il celebre autore del Gattopardo, il quale vi trascorse gli ultimi anni della sua vita , sino alla morte nel luglio 1957, dopo la distruzione del suo palazzo avito, Palazzo Lampedusa, nei bombardamenti alleati del 5 aprile 1943.
Il figlio adottivo Gioacchino Lanza Tomasi ha ricostituito l'intera proprietà negli anni Settanta e ne ha amorevolmente curato il restauro.
Il video mapping abbraccia un diverso modo di narrare i beni culturali della città e i luoghi legati all’arte sacra, in pochi minuti di gioco tra tecnologia e arte in perfetta simbiosi tra loro, si torna indietro di secoli dentro l’ex convento di clausura che fu Santa Caterina.
La Chiesa in versione serale si illumina di fasci di luce e figure 3d.
Dai racconti dei miei nonni e anche di mio padre, che durante la seconda guerra mondiale era un ragazzino, compresi perchè egli non rinunciava mai al pane sulla tavola.
La foto, scattata a Palermo nel 1943, ritrae le persone davanti ad un panificio, in attesa che fosse sfornato il pane, e, quantunque la guerra e i razionamenti alimentari avessero generato miseria e fame, qualcuno trovava la forza per sorridere, in particolare le "donne coraggio", madri che, oltre al loro ruolo, a causa dell'assenza dei propri uomini partiti in guerra, dovevano fare per i figli anche le veci del padre, ed essere da esempio impartendo loro quegli insegnamenti di vita e soprattutto esortarli ad non abbandonare mai la speranza del cambiamento.
L’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale il 10 giugno 1940, alla fine dello stesso anno la situazione alimentare peggiorò velocemente e si manifestò una crisi dei generi di prima necessità, pertanto in applicazione alla legge sul razionamento dei consumi, la distribuzione dei generi alimentari di più largo consumo, era effettuata esclusivamente attraverso la carta annonaria.
L’ammontare delle razioni individuali era fissato mensilmente dal ministro delle corporazioni, la tessera era personale e non cedibile, dava diritto a generi alimentari differenziati a seconda della fascia di età.
I generi alimentari dovevano essere prenotati in giorni prestabiliti presso i negozi, ed era vietato il commercio in qualunque altra forma.
Dagli scatti di queste fotografie sono passati 80 anni, di tutto ciò oggi rimane soltanto un ricordo, indelebile per chi ha vissuto quei giorni terribili e di riflessione per chi appartiene ad una generazione diversa, alla quale il pane sulla tavola non è mai mancato.
Palazzo Drago Airoldi di Santa Colomba sorge su preesistenze arabe e romane, si trova a Palermo nel tratto superiore del Cassaro, compreso tra i Quattro Canti e il Palazzo Reale, il luogo più prestigioso dell'intero asse viario, corrispondente all'antica Neapolis, dove sorgono molti dei più importanti palazzi nobiliari palermitani.
Il Santuario di S. Rosalia, costruito intorno al XVII secolo, si trova a #Palermo all'interno di un anfratto di roccia, quasi sulla cima del Monte Pellegrino.
Custodisce le ossa di Santa Rosalia, che secondo la tradizione, sarebbero state trovate sul monte da un cacciatore nel 1624 mentre la peste flagellava la città.
Sempre secondo la tradizione, grazie al ritrovamento, la peste venne sconfitta e il senato palermitano le dedicò il santuario nel quale sono presenti molti ex-voto depositati dai fedeli.
Sotto un baldacchino vi è l'altare con il simulacro della "Santa Rosalia giacente" inserita in una teca in vetro immersa negli ex-voto dei devoti.
La tradizione e la devozione popolare dei palermitani, "l’acchianata" al Monte Pellegrino, al Santuario di S. Rosalia, Patrona di Palermo, avviene nella notte tra il 3 e il 4 settembre, e si può definire come un viaggio vero e proprio, tale è la fatica che i fedeli sostengono per recarsi in pellegrinaggio dalla Santuzza.
I fedeli affrontano la salita anche a piedi scalzi, trascinandosi sulle ginocchia nude nell’ultimo tratto della scalinata, per sciogliere un voto promesso per grazia ricevuta.
E’ una Chiesa romanica e che esternamente ricorda edifici orientali.
Tale richiamo all’Oriente viene ancor più enfatizzato dalle cupole di colore rosso acceso, restaurate nell’ottocento dall’Architetto Giuseppe Patricolo forse simili all’originale.
Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’Umanità (Unesco) nell'Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale”.
Il 27 maggio dell’anno 1860, nel corso della Spedizione dei mille, Garibaldi proprio su questo ponte e nella vicina via di porta Termini si scontrò con le truppe dei Borboni, lì posizionate perché rappresentava un punto d’ingresso alla città per chi veniva da sud, in quel caso anche Garibaldi proveniva dal Monte Grifone e precisamente dalla frazione di Gibilrossa.
Ciò provocò l’insurrezione di Palermo.
Dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’umanità (Unesco)
Un bellissimo video del Palazzo dei Normanni a Palermo
Il Tribunale dell'Inquisizione e le Carceri segrete di Palazzo Chiaramonte Steri a Palermo.
A Palermo, a Piazza Marina, c'è il palazzo Steri-Chiaramonte che, per le storie drammatiche che l’hanno interessato, viene visto dai palermitani, e non solo, come austero e tenebroso. Ma è un palazzo come tanti altri, segnato purtroppo da avvenimenti tragici, che questa volta non appartengono a leggende metropolitane, ma a fatti realmente accaduti durante la dominazione spagnola.
Le prime testimonianze scritte sull’esistenza della setta appaiono nei primi del ‘700.
Da queste, una delle supposizioni più accreditata è che le origini storiche dei Beati Paoli stiano in un’altra associazione segreta, quella dei Vendicosi, attiva già nel XII secolo e formata da cittadini di ceto sociale basso che facevano giustizia, con lo scopo di difendere i palermitani dai soprusi dei nobili.
Una delle storie più conosciute della città di Palermo è quella che riguarda Giovanna Bonanno, megera palermitana meglio nota come “la Vecchia dell’aceto“.
Pare che la Bonanno fosse persuasa, per ridare la serenità a quanti volessero disfarsi del proprio coniuge, a vendere un veleno fatto con liquido per i pidocchi, addizionato con vino bianco e arsenico.
Il 30 luglio del 1789, dopo processo, venne impiccata sulla forca in piazza Vigliena.
I Vespri siciliani furono una ribellione scoppiata a Palermo all'ora dei vespri di Lunedì dell'Angelo nel 1282. Bersaglio della rivolta furono i dominatori francesi dell'isola, gli Angioini, avvertiti come oppressori stranieri.
Da Palermo i moti si sparsero presto all'intera Sicilia e ne espulsero la presenza francese.
Tutto ebbe inizio in concomitanza con la funzione serale dei Vespri del 30 marzo 1282, lunedì dell'Angelo, sul sagrato della chiesa del Santo Spirito, a Palermo.
A generare l'episodio fu, secondo la ricostruzione storica, la reazione al gesto di un soldato dell'esercito francese, tale Drouet, che si era rivolto in maniera irriguardosa a una giovane nobildonna accompagnata dal consorte, mettendole le mani addosso con il pretesto di doverla perquisire. A difesa di sua moglie, lo sposo riuscì a sottrarre la spada al soldato francese e a ucciderlo. Tale gesto costituì la scintilla che dette inizio alla rivolta.
La più bella delle fontane di Palermo è la Fontana Pretoria, che sorge nella piazza omonima. Su commissione di Don Pietro di Toledo, la fontana è stata ideata e realizzata a Firenze - fra il 1552 e il 1555 - dagli scultori Francesco Camilliani e Michelangelo Naccherino, forse con la collaborazione di fra Angelo da Montorsoli, per il giardino di Luigi di Toledo, ma fu poi venduta al Senato Palermitano. Fra il 1574 e il 1584 Camillo, figlio di Francesco Camilliani, giunto a Palermo provvide alla sistemazione, al montaggio e al completamento dei pezzi della fontana giunti da Firenze, per adattarla alla Piazza Pretoria, con
interventi integrativi, cui parteciparono, oltre al Naccherino, scultori locali, marmorari e maestri d’acqua.
Nella parte centrale, la Fontana è del tipo a “candelabra”,
secondo la tradizione rinascimentale fiorentina, con pianta ellittica con tre tazze che si susseguono in modo degradante in altezza attorno ad uno stelo, culminante con la figura di Bacco; alla base è stata aggiunta una vasca grande.
Al livello inferiore sono quattro vasche ovali con quattro figure adagiate, personificazioni di fiumi (l’Oreto, il Papireto, il Gabriele e il Maredolce), addossate al bordo esterno della grande peschiera, all’interno della quale versano acqua le teste di sei animali che fuoriescono da nicchie; la peschiera è divisa in quattro settori separati da gradinate, che conducono al circuito superiore, e da balaustre su cui spiccano quattro figure di divinità. Una balaustra di marmo recinta il tutto, interrotta da quattro aperture inquadrate da due Erme ciascuna.
Henri-René-Albert-Guy de Maupassant, scrittore, drammaturgo, reporter di viaggio, saggista e poeta francese, nonché uno dei padri del racconto moderno giunto a #Palermo nella Primavera del 1885, in una memorabile pagina tratta dal suo viaggio in #Sicilia, definì il carretto siciliano: “un rebus che cammina” per il valore dei suoi elementi decorativi.
In un tempo in cui i libri e la conoscenza erano per pochi, il carretto siciliano divenne portatore arcanico di messaggi e piccola opera d’arte paragonabile a una sorta di manifesto ambulante della narrazione storica. Infatti, al posto dei testi, venivano tramandati con grande immediatezza il fluire del tempo, delle epoche, attraverso le vite dei Santi, le gesta dei sovrani, le battaglie di Napoleone, i Vespri Siciliani, facendolo diventare incarnazione di un’iconografia corposa e memorabile.
Della Cattedrale di Palermo non è solo il prospetto meridionale da ammirare ma anche quello orientale, visibile dalla Piazza Sett'Angeli, è costituito dalle torri angolari sud e nord-orientale, dalle pareti esterne delle absidi aperte in quello che era l'Antitulo dell'antico tempio gualteriano.
Qui in una cartolina d'altri tempi
A Palermo in Via Luigi Siciliano Villanueva, nel quartiere Albergheria, Andrea Buglisi ha realizzato FIDES, la raffigurazione di un colibrì che solleva un macigno.
Il titolo del murales, che significa fede in latino, indica la determinazione nel portare a termine anche le imprese apparentemente impossibili con impegno e dedizione.
Il colibrì rappresenta l’arte che riesce a cancellare con la sua forza creativa il degrado.
Metroman, Il cantante di strada più famoso del web, con amplificatore sulle spalle e microfono, rende omaggio a Falcone & Borsellino cantando “Vivere” di Vasco Rossi davanti il gigantesco murales alla Cala di #Palermo.
Un emozionante momento con la partecipazioni anche di alcuni turisti che a bordo di un Apecar turistica si sono fermati per cantare insieme a Metroman.
Il Teatro Massimo “Vittorio Emanuele” di Palermo è considerato fra i più belli d’Europa, secondo solo all’Opéra di Parigi.
La costruzione del teatro, su progetto di G.B. Filippo Basile, iniziò nel 1875 e durò ventidue anni: per la costruzione stessa fu necessario demolire le mura del Monastero delle Stimmate, ed altri edifici, tra cui una chiesa, un monastero ed una porta.
Dal 1891 i lavori continuarono sotto la guida di Ernesto Basile, figlio del progettista: oltre alla definizione del teatro, si provvide
a sistemare l’illuminazione della piazza, a rifare il Palazzo Francavilla e a realizzare i due bei chioschi Ribaudo e Vicari.
Il teatro fu finalmente inaugurato il 16 maggio 1897.
TvBoy, #streetartist di origine palermitane, ha reso omaggio a Giovanni Falcone.
Il #Murales si chiama "E' TEMPO DI ANDARE AVANTI!" opera realizzata a Piazza Marina.
TvBoy ritrae il magistrato con una bomboletta in mano mentre affida il suo messaggio su un muro del centro storico di Palermo.
Si tratta di un’iniziativa commemorativa ideata con il supporto della stessa Fondazione Falcone, un omaggio al coraggio di questo giudice che tanto ha fatto per la città di #Palermo e non solo.
A Palermo, in via dello Spasimo, nel quartiere Kalsa, i due #streetartist Rosk e Loste hanno realizzato BAKITHA, un'immagine di forte impatto che testimonia l’identità, l’integrazione e il sincretismo culturale della città.
L’opera raffigura una giovane donna dai tratti somatici non europei, la particolarità sta nell’aureola posta dietro il capo della ragazza che ci porta all’interno di un mondo spirituale appartenente all’arte sacra.
A Palermo per la Madonna di Mezz'agosto (così una volta veniva chiamata l'Assunta), fece la sua comparsa una "varicedda", ossia una piccola "vara" creata dai bambini dei quartieri, recante una piccola statua, possibilmente di cera, che per quindici giorni a partire da primo di agosto portavano di vicolo in vicolo e raccoglievano le offerte che ufficialmente servivano per abbellire la varicedda o per preparare quella dell'anno successivo.
Di fatto, i proventi delle offerte, si davano alle famiglie più bisognose del quartiere per fare la spesa.
Nell'area sud-orientale di Palermo e precisamente nel quartiere dello Sperone, in via XXVII Maggio, su una parete di un palazzo popolare, troviamo SANGU E LATTI (Sangue e latte) di Igor Scalisi Palminteri.
"Partiamo dal latte della mamma per prenderci cura dei bambini che spesso questa città dimentica".
La Cappella Palatina è sicuramente il luogo più celebre e più suggestivo della città di #Palermo.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1130 - anno in cui fu Ruggero II fu incoronato re di Sicilia - e terminarono nel 1143.
Essa rappresenta la sintesi culturale e politica operata dai Normanni durante la loro dominazione.
Infatti, essa fonde in modo mirabile le espressioni architettoniche più rilevanti per la Sicilia: l’europea, la siciliana, la bizantina, l’araba.
Nell'Oratorio, gli stucchi realizzati dal Maestro stuccatore palermitano 𝙂𝙞𝙖𝙘𝙤𝙢𝙤 𝙎𝙚𝙧𝙥𝙤𝙩𝙩𝙖, dovevano amalgamarsi ai dipinti esistenti e fondersi con essi visivamente e semanticamente.
I lavori in stucco venivano eseguiti dopo la preparazione di modelli in creta, lo stampo in gesso al cui interno veniva colato un miscuglio di gesso impastato con colla di pesce, polvere di marmo, calce spenta, sabbia, latte cagliato e addirittura sangue. Il risultato era un materiale particolarmente duro, il cui aspetto era molto simile al marmo. L’opera finita, bianchissima, veniva lucidata con uno straccio spalmato di cera oppure dipinto con coloranti dorati.
Nelle nicchie tra i dipinti, l'artista palermitano realizzò inoltre le statue allegoriche delle Virtù, vestite con pizzi e drappeggi secondo la moda dell'epoca, di derivazione francese.
Tra di esse spicca quella raffigurante la Mansuetudine, che tiene in mano una colomba verso la quale tende la mano un putto vestito da fraticello. Inoltre sono rappresentate: nel presbiterio la Divina Provvidenza e la Divina Grazia. Lungo le pareti laterali le virtù: 𝐂𝐚𝐫𝐢𝐭𝐚', 𝐔𝐦𝐢𝐥𝐭𝐚', 𝐏𝐚𝐜𝐞, 𝐏𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚, 𝐌𝐚𝐧𝐬𝐮𝐞𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞, 𝐏𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐅𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐚, 𝐎𝐛𝐛𝐞𝐝𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚
L'enorme dipinto del pittore fiammingo 𝘼𝙣𝙩𝙤𝙣 𝙑𝙖𝙣 𝘿𝙮𝙘𝙠 raffigurante la Madonna del Rosario con i Santi domenicani e le Sante Patrone di Palermo (Rosalia, Agata, Oliva, Cristina, Ninfa) si mostra imponente sulla parete d'altare.
L'intera struttura è stata riccamente decorata a stucco nel 1740 da Procopio Serpotta, ultimo discendente della nota famiglia palermitana di artigiani, decoratori e modellatori dello stucco.
I palermitani si ritrovano davanti due colonne infinite di soldati americani, di camion e di jeep mai viste prima. Confluiscono a piazza Massimo e poi si diramano in tutta la città.
La gente scende in strada ed è un tripudio, i soldati offrono cioccolato e sigarette, i civili offrono ai soldati del buon vino.
La dimora, il cui nome deriva dall'arabo al-Aziz, che significa glorioso, magnifico, sorgeva fuori le mura di Palermo, immersa nel verde di un grande parco reale di caccia.
Splendido esempio di arte arabo-normanna, il Castello della Zisa si presenta con una forma rettangolare che si sviluppa su tre piani, e all'esterno è diviso a metà da un canale che porta acqua a diverse vasche, riproduzione di quello più antico che recava acqua alla famosa Sala della Fontana.
La facciata è contraddistinta da tre grandi fornici ed una serie di arcate cieche. Sulla volta dell'ingresso sono dipinti alcuni diavoli che si dice custodiscano il tesoro dell'imperatore.
Il piano terra è occupato dal lungo vestibolo in cui si trova la sopracitata Sala della Fontana con ai lati le scale che portano ai piani superiori.
La Sala, sulle cui pareti sono visibili i resti degli affreschi seicenteschi dei Sandoval, ha pianta quadrata sormontata da una volta a crociera ogivale, e presenta agli angoli tre grandi nicchie incorniciate da semicupole decorate da muqarnas (decorazioni ad alveare).
L'ambiente, in cui il re riceveva la corte, risulta fresco grazie alla presenza della Fontana che reca una lastra marmorea decorata a chevrons, sormontata da un pannello a mosaico su fondo oro.
Nell’arco d’ingresso alla Sala della Fontana, su una volta, sono raffigurate delle creature mitologiche che rappresentano delle divinità olimpiche tra cui Giove, Nettuno, Plutone, Giunone, Mercurio, Venere e Marte. Secondo la tradizione palermitana non si tratta di semplici divinità, ma di diavoli che custodiscono delle monete d’oro nascoste all’interno del Palazzo della Zisa.
Il tesoro fu lasciato da Azel Comel e El-Aziz, arrivati a Palermo dopo esser fuggiti per proteggere il loro amore ostacolato dal padre di lei. Sempre secondo la leggenda, i due giovani amanti fecero costruire il Castello della Zisa appena giunti in città, ma dopo aver appreso che la loro fuga era stata causa del suicidio della madre di El-Aziz, morirono a breve distanza l’uno dall’altro, non prima però di aver affidato ai diavoli la protezione del loro tesoro tramite un incantesimo. Il mito narra che chiunque cerchi di contare l’esatto numero dei diavoli non ci riesca per via del loro continuo mescolamento che impedisce di contarli.
Diverse altre leggende sono legate a questa, come quella secondo la quale il giorno dell’Annunziata (25 marzo) chi fissa per troppo tempo i diavoli della Zisa ad un certo punto li vedrà muovere la coda o storcere la bocca.
O altre secondo cui i giorni di vento intenso a Palermo sono causati dall’uscita dei diavoli dal castello che portano con sé l’aria fresca del palazzo stesso.
Van Dyck era arrivato a Palermo nel 1624 su invito del vicerè spagnolo che voleva farsi ritrarre dal giovane già affermato artista di corte.
Di lì a poco la città fu colpita da una pestilenza che provocò 10 mila morti, tra cui lo stesso vicerè, pari al 10 per cento della popolazione.
L'allora 25enne pittore fiammingo guardava con orrore dal suo isolamento la chiusura del porto, gli ospedali incapaci di reggere l'afflusso degli infetti, i lamenti dei malati e dei moribondi nelle strade.
Un barlume di speranza alla città in ginocchio lo diede la scoperta, da parte di un gruppo di Francescani, di resti di ossa tra cui un cranio che l'arcivescovo Giannettino Doria attribuì a Santa Rosalia, nobile della famiglia dei Sinibaldi, vissuta nel dodicesimo secolo.
Le reliquie furono portate in processione l'anno dopo attraverso le strade, mentre i casi di contagio si abbassavano: la "Santuzza" aveva salvato la città.
Spodestando altri santi come Cristina, Oliva, Ninfa e Agata, Rosalia resta a oggi la Patrona di Palermo.
Il Museo Pasqualino di Palermo, con la sua Associazione, è uno dei vincitori dei Premi Europei per il Patrimonio Culturale/Europa Nostra Awards 2022, grazie al suo progetto per la salvaguardia dell’Opera dei Pupi.
Si tratta del più prestigioso premio in Europa per il patrimonio culturale, assegnato quest’anno a 30 progetti “esemplari” provenienti da 18 Paesi.
Costanza d’Aragona, prima moglie di Federico II, dopo appena tredici anni di regno, muore il 23 Giugno del 1222, a Catania, dove le vengono tributate le prime esequie alla presenza del vescovo (cfr. R. Pirri, Sicilia Sacra…, ed. cons. 1773, I, p. 534); successivamente il corpo viene trasportato a Palermo, in Cattedrale, dove viene sepolta in un sarcofago antico.
Fu trovato "un….corpu mortu…… in testa di lo quali corpu chi fu truvata una coppula tutta guarnuta di petri priciusi, perni grossi et minuti, et piagi di oru massizzu …" (cfr. F. Daniele, I Regali Sepolcri…, 1784, p. 84 - 85).
Siamo nel 1491, ha inizio proprio dal sarcofago marmoreo della regina Costanza, l’indagine ufficiale sulle tombe reali della Cattedrale di Palermo.
Sempre secondo la tradizione, grazie al ritrovamento la peste venne sconfitta e il senato palermitano le dedicò il santuario nel quale sono presenti molti ex-voto depositati dai fedeli.
Sotto un baldacchino vi è l’altare con il simulacro della “Santa Rosalia giacente” inserita in una teca in vetro immersa negli ex-voto dei devoti: opera di Gregorio Tedeschi del 1625, successivamente coperta da una lamina d’oro donata dal re Carlo III.